Il Presidente del Consiglio, Romano Prodi ha parlato alla platea del Congresso della Margherita in apertura dei lavori e quasi tutto il suo intervento si è concentrato sul Partito democratico. Tre, le condizioni indicate perchè il processo di costituzione della nuova formazoine si concluda con successo: che non si presenti con lo sguardo rivolto al passato; che rappresenti una continuazione del progetto dell’Ulivo; che abbia l’ambizione di costruire in Italia una democrazia governante.
«Siamo testardi»
«É stato un percorso difficile, ma noi siamo testardi. Occorrerà tanta fatica ma anche fiducia nei nostri concittadini». Il premier ha precisato «oggi è un giorno importante, segna un passo in avanti in un processo lungo, lunghissimo: un progetto per traghettare l’Italia nel nuovo secolo».
L’Ulivo mondiale
Prodi ripropone «l’Ulivo mondiale». «Dobbiamo avere un rapporto sempre più stretto – dice – con tutte quelle forze che, a cominciare dai democratici Usa, condividono le nostre idee. È quello che chiamavamo l’Ulivo mondiale, che oggi torna ad essere di importanza per tutti noi».
Il passato e il presente del Pd
«oggi ci siamo: il passato é alle spalle; siamo stati capaci di evitare che il passato ci rendesse ciechi e ci impedisse di comprendere e costruire il futuro».
No a una fusione Ds- Dl
Il presidente del consiglio ribadisce che il Partito democratico non deve essere una «fusione» tra le dirigenze dei Ds e della Margherita. E invita a costruirlo «non con lo sguardo rivolto al passato». Nascerà, sottolinea Prodi «solo se sarà capace di presentarsi come un partito nuovo, in cui l’adesione farà vera partecipazione». E per questo «sarà fondamentale una fase costituente aperta a una nuova militanza in cui possano aver voce tutti i cittadini».
No a un partito a tre gambe
«non ha senso ipotizzare un partito a tre gambe: le due formazioni attuali più una terza generica e indeterminata società civile desiderosa di aderire alla nuova proposta. Il Pd deve essere una realtà nuova che nasce qui nei due congressi con l’ambizione di aprire una nuova stagione».«non deve né può essere – avverte Prodi – una sommatoria delle due dirigenze politiche che gli danno vita, neppure per un istante, né la fusione delle due militanze, il Pd sarà capace di mettersi a servizio di tutto il paese se sarà capace di presentarsi come partito nuovo», aggiunge sottolineando che «non sarà la casa comune di iscritti e militanti di Ds e Dl, in cui, quasi chiedendo il permesso, potrà entrare chi condivide il progetto. Deve essere la casa comune di quelli che vi aderiranno insieme per la prima volta, tutti alle stesse condizioni»
La collocazione internazionale
«Non ha senso chiedere quale sarà nella collocazione internazionale la distanza o la vicinanza dal Pse. Quello del Pd è un progetto originale e dovrà difendere in Europa gelosamente la sua originalità. Il Pd sarà un grande partito europeista».
«I partiti europei non devono guardare con nostalgia al passato, ma con entusiasmo al futuro. Ecco perchè per il nuovo Partito democratico l’Europa non è un problema ma una grande opportunità. Nel nuovo Parlamento europeo dovremo realizzare, insieme al Pse che a Porto ha dato un grande sostegno al nostro progetto, una nuova alleanza tra tutte le forze democratiche, riformiste, socialiste ed europeiste. Noi portiamo in Europa un grande valore aggiunto. Le elezioni europee rappresenteranno il piu grande test per il Partito Democratico».
La costituente del Pd
«Una domenica del prossimo autunno, in tutte le citta d’Italia, tutti i cittadini che lo vorranno potranno votare per concorrere a scegliere l’assemblea costituente del Partito Democratico. L’assemblea dovrà dare vita al nuovo statuto, agli organi provvisori del Pd e alle regole per celebrare il primo congresso».
«Il mio compito»
«La mia volontà è che al termine di questa legislatura il mio compito possa dirsi concluso, perchè l’Italia avrà bisogno di nuovi leaders e di una nuova e più grande partecipazione politica. E il Partito Democratico è lo strumento per raggiungere questi obiettivi, perchè il Pd è il nostro futuro e noi dobbiamo andare insieme verso il futuro». Con queste parole il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha concluso l’intervento che apre di fatto il congresso Dl.
I conti pubblici
«Abbiamo risanato i conti pubblici e posto la premessa per il rilancio. Abbiamo dato le medicine che dovevano essere date al Paese». «Le medicine quando sono prese sono amare, ma queste sono la condizione perché il Paese guarisca e già si hanno nelle ultime settimane i segni chiari dei frutti della nostra politica».
La laicità dello Stato
«Difendiamo con passione e intransigenza la laicità dello Stato e la libertà di ognuno di vivere la propria fede religiosa e la fedeltà alla propria Chiesa. Per questo accogliamo chi viene fra noi come un fratello, ma chiediamo a tutti rispetto per le nostre tradizioni e le nostre leggi».
La legge elettorale
«Condividiamo fino in fondo gli appassionati moniti che in questo senso ci rivolge quasi quotidianamente il Presidente della Repubblica. Anche per questa via vogliamo concorrere con sincerità e convinzione a costruire una democrazia più forte e più libera. In questa direzione favoriremo ogni iniziativa e ogni sforzo parlamentare che abbia come scopo di dare all’Italia istituzioni e leggi elettorali più rispettose delle esigenze della democrazia governante. Così come favoriremo una articolazione dei governi regionali e locali più adeguata alle necessità di una Repubblica delle autonomie quale quella fondata sul nuovo Titolo V della costituzione. Per questo abbiamo sempre voluto e continuiamo a volere con forza una democrazia bipolare, fondata sulle scelte degli elettori per una forte governabilità».
La costruzione europea
«Il rilancio della costruzione europea deve essere al primo posto nell’agenda politica del nuovo Partito democratico. È questa la grande missione che io vedo oggi comune a tutti i riformisti europei. Dobbiamo rimediare all’impotenza politica, istituzionale e finanziaria dell’Europa – ha detto Prodi – agendo in due fasi. In una prima fase, entro le elezioni europee del giugno 2009, dovremo aver realizzato una grande riforma delle istituzioni e dei processi decisionali. Il Trattato costituzionale dovrà essere la base iniziale e il punto di riferimento dei nuovi negoziati. Fondamentale – ha perciò spiegato- in questo quadro estendere il voto a maggioranza come condizione per evitare paralisi e diritti di veto incompatibili con le esigenze alle quali l’Europa deve far fronte». «In una seconda fase – ha aggiunto Prodi – dovremo avviare una revisione profonda delle politiche comuni, a partire da quelle relative all’ambiente e alla governance economica e sociale. La revisione del bilancio comunitario si inscrive in questo quadro».
20 aprile 2007
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