Veltroni: «Il Pd sappia parlare a tutto il Paese e guardare oltre l’Unione» Rutelli: «I Dl non possono entrare nel Pse, ma essere alleati sì»

Veltroni: «Il Pd sappia parlare a tutto il Paese e guardare oltre l’Unione»
Un partito che possa parlare al Paese intero, che vada oltre la somma dei partiti che primariamente lo compongono (Ds e Margherita), oltre l’Ulivo e anche oltre l’Unione. Guarda a lungo termine Walter Veltroni dal palco del congresso Ds di Firenze. La convinzione del sindaco di Roma è che «senza una grande svolta, senza la costruzione di una grande forza che possa ambire ad essere soggetto dell’alternanza, non riusciremo a cambiare questo Paese». Serve, ha proseguito Veltroni, che «le culture del riformismo si incontrino, si uniscano, con una vocazione maggioritaria per governare questo Paese». Non semplicemente una fusione tra due o più partiti, ma un soggetto che abbia «capacità di coinvolgere, di far pesare, di far irrompere sulla scena della vita politica italiana cittadine e cittadini che vorrebbero partecipare alla vita pubblica, ma che nell’attuale configurazione della vita italiana vengono tenuti al di fuori». Veltroni fa riferimento addirittura alla svolta della Bolognina, quella che nel 1989 diede il via all’esperienza del Partito Democratico della Sinistra, nato in seguito allo scioglimento del Partito Comunista Italiano. «C’è stato un momento – ha detto Veltroni – nel quale abbiamo avuto non l’idea del Pd ma la stessa ispirazione. È stato nell’89 e negli anni successivi, dopo che ci siamo presi la grande responsabilità di fondare il Partito democratico della sinistra», grazie al «grande coraggio» di Achille Occhetto.
Il destino e la collocazione del nuovo soggetto politico, secondo Veltroni, non può essere affrontato come un problema di orgogli reciproci: l’obiettivo è quello di costruire una «grande casa dei democratici e dei socialisti». «La mia speranza e il mio sogno – ha chiarito Veltroni – è quello della nascita di una internazionale dei democratici e dei socialisti, che sia il soggetto principale della vita politica internazionale». Per Veltroni «la sinistra non è un luogo, una collocazione, è molto di più. È un insieme di valori, passioni, programmi». Un passaggio dell’intervento del sindaco di Roma è stato dedicato anche al tema della laicità, che ha attraversato in filigrana anche le relazioni di Angius e Mussi, molto critiche nei confronti del ruolo della Chiesa nell’attuale fase politica e sociale del Paese: «Non dobbiamo cadere nella trappola – ha affermato Veltroni – di alimentare la contrapposizione tra integralismo cattolico e laicismo esasperato. Sarebbe contraddire la nostra storia». La bussola per orientarsi è sempre la Costituzione repubblicana, «che salvaguarda e difende la laicità dello Stato». La citazione di Mark Twain, «Tra venti anni non sarete delusi dalle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto», chiude l’intervento più applaudito della giornata (42 interruzioni), cui è stata riservata anche la standing ovation del popolo della Quercia. Alla fine gli abbracci con Piero Fassino e con un Fabio Mussi – citato con parole di stima nella relazione di Veltroni – visibilmente commosso.

Da IlSole24ore.com
di Sara Bianchi

Francesco Rutelli nella sua relazione di apertura al congresso Dl, parlando del Partito democratico ha subito toccato il tasto più dolente, quello della collocazione internazionale della nuova formazione. Se ieri Fassino aveva indicato nelle assise di Firenze come «naturale» il collocamento nel Pse, Rutelli risponde che per i margheritini si tratta di un’ipotesi impossibile.

La collocazione internazionale
«La nostra linea é semplice: l’ingresso nel pse é impossibile per la Margherita e sarebbe una riduzione delle opportunità, non una crescita, anche per il Partito democratico». Poi sottolinea: «noi vogliamo allearci con il Pse, insieme con il Pse vogliamo portare le forze europeiste, riformiste, innovatrici, verso un nuovo orizzonte. Dopo questo congresso avremo due anni di tempo per costruire questo nuovo e più largo approdo».

«Il nostro congresso non è un addio»
« la nascita del Partito democratico è un passaggio senza precedenti nella democrazia italiana». «Domenica – sottolinea Rutelli – decideremo che sarà anche l’ultimo nostro congresso. Ma non sarà una decisione di addio. Realizzeremo l’obiettivo di fondare una nuova, ambiziosa, difficile, affascinante impresa: la nascita del Partito democratico».

Un passaggio senza precedenti
«I due maggiori partiti del centrosinistra italiano, che hanno raccolto insieme circa 10milioni di voti nelle elezioni politiche di un anno fa, decidono di non continuare da soli l’azione politica, decidono di unirsi e di aprire il cammino futuro a tutti quei cittadini e a quelle forze che condividono questo disegno». «Noi ci uniamo – dice il leader Dl – perché, ben consapevoli della dignità, della forza, dei valori che derivano da tanta parte delle esperienze da cui originano i nostri partiti, siamo soprattutto consapevoli che dobbiamo rispondere a sfide nuove, dobbiamo organizzarci in modo migliore. Che é tempo di unire i democratici e i riformisti italiani»

Il Pd e la modernizzazione
«sarà il partito della modernizzazione dell’Italia. Perchè il riformismo è realizzare i cambiamenti, anzichè annunciare la rivoluzione e certificare la conservazione».

L’antidoto del Pd
«Il Partito Democratico è l’antidoto politico al malfunzionamento delle coalizioni, l’atto di creatività e responsabilità per restituire forza alla politica nel momento storico in cui si manifesta forse la sua maggiore debolezza».

Pd e democrazia
«ll Pd vuole far approdare finalmente il Paese ad una equilibrata, matura democrazia dell’alternanza». È l’obiettivo che Francesco Rutelli indica per il nuovo partito aprendo il congresso della Margherita.

Ds e Dl nel nuovo partito
Il Pd nascerà superando le «parzialità delle forze che lo stanno costruendo e sbaglierebbero i Dl che pensassero di sfruttare rendite di posizione o i Ds che puntassero a riproporre disegni egemonici», dice Francesco Rutelli. «Noi iniziamo una storia nuova, se c’è qualcuno tra noi che immagini di poter esercitare una rendita di posizione, sbaglia. Se c’è qualcuno, tra i Ds, che immagini di riproporre disegni egemonici, sbaglia. Trascorsa la fase di transizione, che sarà molto più breve di quel che molti pensano, saremo tutti parte di una storia nuova. Dunque, saremo obbligati a costruire il futuro, pena l’insuccesso di un Partito democratico che si dedicasse a rintracciare ragioni e divergenze del passato».

Le tensioni dentro i Dl
«Non nascondo problemi e inadeguatezze con cui si siamo misurati: l’errore di un tesseramento tenuto aperto troppo a lungo che ha dato corso in alcune parti del paese a sproporzionate raccolte di tessere». Francesco Rutelli fa mea culpa per un tesseramento problematico che ha prodotto forti malumoti nella Margherita, ma parla anche di «una buona lezione imparata in vista della costruzione del Pd, che dovrà essere aperto a tutti, sulla base del principio una testa un voto».

Il presidente di tutti
«abbiamo fatto molta strada e ne faremo ancora tanta, insieme e come sono stato il vostro presidente, al servizio di tutti in questi anni, così lo sarò in questa nuova impresa se mi rinnoverete la vostra fiducia».

Marco Follini
«Voglio salutare qui il fatto politico più rilevante avvenuto dall’inizio della legislatura: la scelta pulita, responsabile, coerente con una lunga storia democratica e di moderazione compiuta da Marco Follini». L’ex segretario Udc siede in prima fila e il suo saluto è accolto da un applauso scrosciante. «I numeri contano. Ma in certe stagione- aggiunge il leader Dl- conta altrettanto, e di più, una scelta politica. Serve a seminare, serve a costruire, serve a indicare una strada».

L’opposizione
Il presidente Dl saluta Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini, Lorenzo Cesa e Roberto Maroni. La platea congressuale della Margherita dedica un caloroso applauso ai leader della Cdl. «Giusto dare al centrodestra il senso del nostro benevenuto», sono state le parole con le quali Rutelli ha accompagnato l’applauso della platea dielle. All’opposizione il presidnete della Margherita rivolge un invito: «noi vi tendiamo la mano, perché vorremmo che questa legislatura fosse l’ultima di una contrapposizione senza quartiere. La prima di un confronto ordinato, regolato, civile. Senza fare commistioni di ruoli: così si fa l’interesse del popolo italiano». Poi sottolinea «la nascita del Partito democratico ci attribuirà la leadership dell’innovazione politica, ci farà guidare la riorganizzazione del sistema e indurrà il centrodestra a inseguire».

Silvio Berlusconi
Rutelli gli riconosce il «temperamento politico» ma subito dopo lo avverte «non ti faccio solo una lisciata». E prosegue «gli italiani non hanno dimenticato i cinque anni fallimentari del tuo governo». Berlusconi scuote la testa.

L’Udc
«La linea dell’Udc di Casini e Cesa ha saputo anteporre, sulla politica estera e il rinnovo delle nostre missioni militari, l’interesse del Paese a disegni faziosi di corto respiro. Gliene diamo atto volentieri». Ma Rutelli sottolinea anche: «ci troviamo di fronte oggi a più e differenti opposizioni parlamentari».

20 aprile 2007

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