Un paese che ricorda l’Italia (di Paolo Natale)

Pubblico l’analisi di Paolo Natale apparsa su Europa (www.europaquotidiano.it) che mette a confronto Italia e Stati Uniti…

È tempo di elezioni intermedie. Negli Stati Uniti ma anche nel piccolo Molise. Gli elettori cominciano di nuovo a prendere la parola per stabilire se chi ha governato l’ha fatto in maniera soddisfacente oppure non è più degno di fiducia. E lo fanno in maniera che a volte ci sorprende, destabilizzando alcune certezze che si erano sedimentate nella mente degli analisti, come già in parte era accaduto nelle ultime consultazioni a carattere nazionale o locale. Ma sottolineando anche importanti parallelismi tra le elezioni che si svolgono in numerose democrazie occidentali.
Iniziamo con le sorprese, che provengono in particolare nel rinnovo del governo locale molisano.
La vittoria del centrodestra, pur se minimizzata da alcuni esponenti politici di centrosinistra, non può non essere considerata come una prima prova del livello di soddisfazione dei cittadini (anche) nei confronti del governo centrale. Certo, Iorio era il presidente uscente e godeva di un vantaggio competitivo rilevante; è stato dunque rieletto, probabilmente, grazie alla buona performance degli ultimi anni. Ma l’effetto band-wagon che ci si sarebbe aspettati se l’esecutivo nazionale avesse goduto di maggior appeal, come è capitato in numerose elezioni tenutesi durante periodi di luna di miele, non ha in questo caso avuto luogo, penalizzando ancor di più il candidato dell’opposizione.
La sorpresa più grossa, che dovrebbe mettere in allarme la coalizione di centrosinistra, l’ha peraltro fornita il confronto tra i voti al candidato e quello alle liste: tradizionalmente è sempre stato l’elettorato dell’Unione a premiare maggiormente il voto unitario (quello per il candidato), rispetto a quello delle singole liste. In questo caso è capitato l’esatto contrario; il totale dei voti per le liste è risultato per il centrosinistra più elevato che quelle per Ruta. Il distacco a favore della Cdl è stato di 8 punti nel voto “maggioritario” e di soli 4 punti nel “proporzionale”.
Inoltre, l’astensionismo di lista è stato in questa occasione superiore nel centrosinistra che nel centrodestra.
Due fattori inediti, che non giocano a favore della antica tendenza unitaria dell’elettorato unionista.
Le elezioni intermedie americane sottolineano viceversa due elementi importanti. Il primo è quello che ribadisce la forte correlazione (verificatasi anche in Italia) tra giudizio sul governo centrale e voto locale. Il sensibile calo di fiducia in Bush (come in Italia per Prodi) si riflette in maniera sensibile anche sul voto per le amministrazioni e i candidati locali. La politicizzazione delle consultazioni anche di secondo livello o mid-term tendono sempre più a riflettere, rispecchiandolo, il clima di opinione generatosi a livello centrale. Salvo alcune importanti eccezioni, come quella di Schwarzenegger, il possibile buon governo locale si scontra con l’atteggiamento generale favorevole o sfavorevole ad un parte politica.
Il secondo elemento che permette il parallelismo tra Usa e Italia, ma comune a molte democrazie occidentali come la Germania, è la profonda spaccatura che separa – dal punto di vista elettorale – tutti i paesi. L’Italia a metà, l’Italia spezzata, per parafrasare due recenti titoli di saggi nostrani, si ripropone nella configurazione del parlamento americano, dove la situazione di camera e senato occorsa da noi viene riproposta oltreoceano: i rapporti di forza tra le due coalizioni principali riproducono esattamente quelle italiane.
Un senato diviso e una camera a più vasta maggioranza di centrosinistra, da noi grazie al premio di maggioranza, da loro grazie al passaggio di una manciata di distretti da destra a sinistra (27 su 435) e con vittorie a volte molto risicate, simili a quelle dei nostri collegi negli scorsi anni.
Nelle aree tradizionali roccaforti di questa o quella parte politica, cambia poco o nulla; nelle aree incerte, si vince o si perde per pochi voti, determinando possibili svolte nei governi nazionali. Nessuno riesce a proporre nuovi approcci che riescano a convincere del tutto gli elettori della parte avversa. Si sente sempre più il bisogno di una seria analisi e di un progetto che scavalchi le tradizionali fratture elettorali, capace di convincere stabilmente anche gli elettori avversari. Un progetto politico di ampio respiro che, anche in Italia, sembra latitare.

Una risposta a "Un paese che ricorda l’Italia (di Paolo Natale)"

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  1. Avevo minimizzato i risultati del Molise, che comunque si inseriscono in un quadro comune a quello delineato dai sondaggi, perché simili a quelli precedenti e spiccatamente locali. Ora forse ho un quadro più completo. E anche il parallelo e la conclusione sono interessanti.

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