Nel giro di una settimana con gli annunci di Edwards, Obama, Hillary Clinton e Bill Richardson le pre primarie sono entrate nel vivo.
E’ interessante notare come Hillary Clinton abbia scelto la Rete come strumento per annunciare la sua candidatura attraverso un video messaggio e due parole sulla home page: “I’m in”.
Da notare la scenografia: seduta su un divano a fiori, in un ambiente domestico accuratamente studiato dai suoi strateghi elettorali, la Clinton nel video ha esortato gli americani a unirsi alla sua campagna «per una conversazione sul futuro del nostro paese».
Seguendo lo stesso metodo di campagna basata sul dialogo con cui sei anni fa persuase a votarla gli elettori dello Stato di New York, Hillary Clinton invita ad aprire un dibattito con lei sui maggiori temi – salute, sicurezza sociale, assicurazione malattia, la guerra in Iraq – in vista del voto. «Non sto solo varando una campagna, sto cominciando una conversazione con voi, con l’America – afferma nel messaggio -. Parliamone. Chiacchieriamone. Le conversazioni a Washington finora sono state alquanto unilaterali, non vi pare?».
Saranno blog e chat i primi strumenti di comunicazione. Già stasera ci sarà la prima chat con gli elettori.
Le primarie democratiche si annunciano interessanti e promettono tante “prime volte”: prima donna, primo afro americano con reali possibilità, primo ispanico (con il governatore del New Mexico, Bill Richardson). Da non dimenticare come outsider l’ex candidato alla vicepresidenza, John Edwards che ha appena avuto la copertina di New Republic.
Chi vi piace di più e perché?
Con Hillary partono le primarie democratiche

E’ interessante come Hillary si stia ponendo alla presentazione della sua candidatura: Let’s chat. Dice. Ormai la discesa tra il pubblico sembra sia un must, faccia parte della strategia inevitabile di una campagna elettorale moderna. Dopo il tanto sbandierato “motore” di Dean che lo ha portato da illustre sconosciuto a capo del partito, che internet questa volta possa essere l’ago della bilancia sarà uno dei temi di enorme interesse in questa stagione lunga di primarie e poi di presidenziali.
Tu Marco che ne pensi? Quanto e come il “let’s chat”, Hillary ma anche degli altri candidati, influenzerà il risultato di questa tornata elettorale americana tanto importante anche al di qua dell’oceano?
La riduzione dello spazio a disposizione sui media tradizionali (dove è più il tempo dedicato ai commenti su quanto detto dai politici che a farli sentire effettivamente) sta costringendo i candidati a cercare spazi di comunicazione diretta. Nel caso di Hillary l’uso del web fa parte di una più ampia strategia di “umanizzazione” e non dimentichiamo che la Rete è sempre più strumento di informazione principale per importanti fasce dell’elettorato.
Interessante il concetto di “umanizzazione” e dell’immagine dei politici tramite l’uso del web. Ma se Hillary ne ha particolarmente bisogno, viste le critiche subite in questi anni, che la vedevano donna glaciale e arrivista, credo che l’umanizzazione che produce la discesa in campo con il web sia inevitabile per tutti. Cioè lo strumento produce questo avvicinamento tra il comunicatore e l’audience, ma se poi non si adeguano gli stili e i codici linguistici, nonchè l’atteggiamento personale credo che il web possa essere la tomba di molti politici della vecchia guardia.
In realtà la nuova guardia, quella schiera di politici che verrà grande con l’uso brillante di queste nuove modalità di comunicazione e relazione non si vede ancora.
E in Italia? A parte Di Pietro e le sue simpatiche apparizioni su YouTube, c’è qualcuno che, secondo te, ha dimostrato di usare il web sapientemente?
L’umanizzazione è uno strumento potente, ma molto rischioso.
Faccio una grande fatica a trovare un politico di primo piano che stia usando sapientemente il web in questo momento. E’ interessante l’esperimento di Gianni Cuperlo che, attraverso un blog, è riuscito a far discutere e poi riunire tantissime persone che, di area ds, si trovano disorientate dalle modalità di nascita del partito democratico.