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Il discorso di Hillary dopo il voto: «Questa è la notte degli americani»
di Eliana Di Caro
New York – È arrivata con una giacca giallo ocra nella bolgia del quartier generale di New York, sorridente, indicando con l’indice uno per uno alcuni dei suoi sostenitori, come l’abbiamo vista fare tante volte. E poi ha cominciato, con piglio sicuro e un tono già presidenziale: «Stanotte stiamo ascoltando le voci di tutta l’America, dei giovani, delle donne che si occupano dei loro bambini, di coloro che fanno turni di notte, di coloro che sono in difficoltà ma che scrivono la storia di questo Paese. Dopo sette anni di un presidente che ha pensato agli interessi dei potenti, ora siete pronti per un presidente che porti i vostri ragazzi, i vostri valori, i vostri sogni alla Casa Bianca». Ovazione da stadio, nella città che sente sua e che, elencando tutti gli Stati in cui ha vinto – Arkansas, Massachusetts, Missouri, New Jersey, Oklahoma, Tennessee – ha tenuto per ultima, accompagnandola con l’aggettivo “great”. Ma prima di proseguire nella sua arringa, ha invocato un momento di raccoglimento per due Stati, l’Arkansas e il Tennessee, violentemente colpiti da un tornado che ha ucciso sette persone, spiegando di aver chiamato per informarsi sulla situazione ed esprimere la sua solidarietà. «Stanotte è la notte degli Americani – ha poi detto – e non è finita perché i seggi sono ancora aperti in California per pochi minuti», ha proseguito, aggiungendo che «la gente ha votato non solo per fare la storia, ma per rifare l’America». Poi Hillary ha toccato tutti i temi cari, costantemente al centro della sua campagna elettorale: dalla sanità («il mio non è un piano per alcuni americani, per una fetta della popolazione, il mio è un piano per ogni singolo uomo e donna di questo Paese»), all’economia da risollevare fino alla crisi dei mutui che ha piegato le famiglie americane. È tornata sulla consapevolezza che «la politica non è un gioco, non riguarda chi vince e chi perde, perché di mezzo c’è la gente, i ragazzi che devono poter studiare nei college e sperare in un futuro migliore». Non è mancato il riconoscimento dei successi dell’avversario Barack Obama, e il «ringraziamento alle persone più importanti della mia vita, Bill e Chelsea». Infine, si è concessa un riferimento all’importanza del suo essere donna, quando ha voluto esprimere un grazie particolare alla mamma, «nata prima che le donne potessero votare, e che adesso mi vede su questo palco».
Il discorso di Obama dopo il voto: «Il cambiamento sta arrivando»
di Marco Valsania
Chicago – La voce è forse più debole del solito, provata dalla frenetica campagna elettorale. Ma il suo grido di battaglia per la nomination democratica risuona ugualmente nella sala gremita dello Hyatt Regency, nel cuore di Chicago.
“Yes we can”, possiamo farcela, e “our time has come”, il nostro momento è arrivato. Barack Obama, davanti ad una folla di migliaia di entusiasti sostenitori, compresi notabili e intellettuali della città, dal senatore Dick Durbin al leader dei diritti civili Jesse Jackson all’autore e docente universitario Cornell West, ha celebrato la vittoria in numerosi degli stati del Super Martedì – dalla Georgia all’Alaska, dal Missouri al Kansas – nonostante la rivale Hillary Clinton abbia strappato successi in grandi stati quali New York e California. Obama, dopo essersi congratulato con Hillary Clinton, non ha perso tempo nel passare all’offensiva: ha sottolineato che è lui il candidato del combiamento. Quello che ha tenuto le distanze dai finanziamenti dei lobbisti. Quello che ha votato contro la guerra in Iraq e l’escalation nei confronti dell’Iran. E che è in grado di superare le differenze razziali e politiche, attirando anche elettori indipendenti e repubblicani.
«Sono contento di essere a casa – ha detto davanti alla folla dopo la netta vittoria nel suo stato dell’Illinois, con il 66% dei consensi, oltre il doppio della rivale – e non abbiamo bisogno dei risultati definitivi delle urne per sapere almeno una cosa: che il nostro movimento è reale e che il cambiamento sta arrivando in America».
Obama ha invitato i suoi sostenitori a raddoppiare gli sforzi e gli indecisi ad unirsi alla sua campagna. Obama sta raccogliendo forti somme dal basso, da una vasta rete di piccoli contribuenti, con 32 milioni rastrellati in gennaio contro i 13 milioni della Clinton. Su queste risorse Obama e i suoi strateghi contano per rimanere in gara anche nei prossimi stati dove avranno luogo le primarie. Sicuramente ci crede la folla assiepata nel salone dello Hyatt di Chicago, che ripete con lui, “Yes we can”.
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