Jazz e politica

Il presidente Barack Obama? «La migliore espressione dell’America». Il jazz? «Un’arte collettiva e un modo di vivere che allena alla democrazia». Eclettico come la musica che suona e compone, Wynton Marsalis non bada ai sondaggi. Sostenitore del presidente (ha suonato alla Casa Bianca lo scorso gennaio) dice che il cambiamento non potrà essere veloce e invita a leggere il jazz come chiave della contemporaneità. «Il presidente non è in grado di curare tutti i nostri mali con un colpo di bacchetta magica – sostiene -, ma se ci concentriamo su ciò che siamo come nazione, sulla cultura che ci unisce, affronteremo il futuro con fiducia suprema».

JAZZ E VITA – Fare insieme, Everybody does it together, cardine della tradizione jazz americana. E per Marsalis politica, musica e cultura sono intrecciati. Opinion leader democratico (il Time lo ha definito una delle venticinque persone più influenti degli Usa), intellettuale attivo nell’insegnamento della cultura musicale (conduce trasmissioni e lezioni nelle scuole e dirige a New York il Jazz at Lincon Centre), il ragazzo del jazz, nato a New Orleans e fotografato accanto a Kofi Annan ha scritto «Come il jazz può cambiarti la vita» (Feltrinelli), romanzo e manifesto delle sue idee che sono poi la pratica del jazz. «Il rispetto e la fiducia che i musicisti dimostrano sul palco possono cambiare la visione del mondo», dice. «La loro è una lezione per la creatività individuale, le relazioni personali, può persino diventare un modello su come condurre gli affari o per capire cosa significhi essere un cittadino globale».

tratto da http://www.corriere.it

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