Manifesti, volantini e comizi elettorali addio? “No – risponde a Panorama.it Marco Cacciotto, docente di Marketing politico alla Statale di Milano – ma amministrative e referendum hanno dimostrato che chi fa campagna elettorale dovrà imparare a utilizzare strumenti e linguaggi diversi, in particolare quelli della rete”.
E in effetti, se fino a qualche tempo fa avere un profilo su Facebook significava soprattutto essere informati con puntualità anche assillante sugli altrui stati d’animo e fisici, da qualche mese agli sfoghi esistenziali si sono via via sostituiti quelli più “impegnati”. Al punto che il luogo preferito per scambiarsi opinioni, pareri e contenuti di vario genere, è diventata la piazza virtuale, quella dei social network, in cui ciascun utente può diventare, se lo vuole, un vero attivista politico.
Prof. Cacciotto, è vero che, come alcuni dicono, senza Facebook i referendum non avrebbero raggiunto il quorum?
E’ difficile quantificare come con la televisione quanti voti vengono da un singolo strumento. Sicuramente tutto l’insieme dei social network si è dimostrato fondamentale per mobilitare una fascia di elettorato rimasta finora piuttosto marginale ossia quella dei più giovani, che nel nostro Paese significa anche i 40enni.
Lontani dai politici o dalla politica?
E’ indubbio che negli ultimi tempi gli elettori, soprattutto i giovani adulti, hanno più volte lanciato segnali di una crescente insofferenza, più che verso la politica, nei confronti dei partiti e della situazione in generale perché poi, come si è visto in occasione delle amministrative e di questi referendum, quando si parla di temi concreti della politica, le persone sono più che disposte a partecipare.
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