Un articolo di Europa con alcune mie dichiarazioni (di Rudy Francesco Calvo)
Più il clima attorno alle primarie dem s’infiamma e più il Pd cresce nei sondaggi, arrivando alla soglia del 30 per cento. Dell’effetto negativo sull’elettorato, temuto da molti dirigenti del partito contrari alla competition interna e ipotizzato anche dallo scrittore Francesco Piccolo ieri sul Corriere della sera, non si vede nemmeno l’ombra. E dire che in questi giorni i candidati non si sono risparmiati stilettate e battute velenose (…)
Anche Marco Cacciotto, spin doctor e docente di marketing politico all’università di Milano, conferma l’effetto positivo delle primarie («succede anche negli Usa»), dovuto alla «grande visibilità mediatica». Un effetto che, però, va preso con le pinze, perché «ci sono ancora molti intervistati che pur avendo un’idea abbastanza chiara preferiscono non rispondere ai sondaggi, per cui bastano pochi che si “riattivano” ed esplicitano il loro voto per far salire il dato di un partito». Inoltre, aggiunge Cacciotto, «alla fine della competizione, i risultati possono creare un effetto opposto, con la rottura di quella parte di elettorato che aveva votato per il candidato uscito sconfitto».
Per Ghisleri, il dibattito sul rinnovamento e gli annunciati “passi indietro” di alcuni big democrat (fra tutti, Veltroni) non hanno un effetto diretto sui sondaggi, ma contribuiscono a far crescere l’attenzione sul partito. «Gli elettori chiedono facce nuove ormai da due o tre anni – spiega Cacciotto – che siano giovani o meno (vedi Pisapia).
È una richiesta molto forte che riguarda anche il centrodestra». Gli effetti positivi sul consenso, però, non sono automatici: «Se il ricambio è gestito bene, gli elettori apprezzeranno. Se invece comporta un trauma per il partito, può creare qualche problema. Ricordiamoci che gran parte dell’elettorato è comunque legato alla forza politica che sostiene». Quel che è certo, conferma Cacciotto, è che «questo è il momento giusto per il ricambio: chi lo saprà fare bene, avrà effetti positivi nelle urne».
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