Dalla rottamazione al cambiamento. La politica 2.0 di Matteo Renzi è al bivio: la narrazione e la “politica veloce” su cui l’ex sindaco rampante del Comune di Firenze ha fondato la scalata al potere sembra avere perso mordente. L’indice di gradimento del governo è in caduta libera, gli elettori attendono risultati che non si vedono. Quale idea di paese propone il premier? Che significa modernizzare l’Italia? E dove sono i risultati che contano, il miglioramento strutturale dell’economia e le riforme? Secondo Marco Cacciotto, docente di Marketing Politico all’Università Statale di Milano e guru della comunicazione politica, tra i principali esperti italiani del settore, il presidente del Consiglio è entrato nella fase critica: «Rischia di essere percepito come colui che ha creato grandi aspettative – sottolinea Cacciotto – ma che alla fine non è stato all’altezza. È nel momento decisivo». Nel lungo colloquio con l’Informatore, l’analista, che è segretario generale dell’Associazione italiana consulenti politici e membro del Board of Directors della EAPC (European Association of Political Consultants), esamina tutte le forze politiche, da destra a sinistra: la paura e l’attendismo diffuso tra i partiti, il futuro del centrodestra che «si gioca sulla capacità di aggregare», la trasformazione “genetica” della Lega che ruba voti all’estrema destra e «l’esperimento fallito di Ncd». E il leader? Per Cacciotto servirebbe un «nuovo Berlusconi»: un imprenditore senza storia politica, con grande carisma e appeal, «ma al momento non si vede».
Professor Cacciotto, il centrodestra è in frantumi, oggi manca un pezzo rilevante del sistema partitico. Qual è l’ostacolo principale alla ricostruzione di quest’area politica?
«L’ostacolo principale è legato ad una assenza chiara di leadership. In passato ha funzionato il famoso schema a tre punte con Berlusconi, Fini e Casini; più forze politiche e più leader ma con un elemento unificatore. Oggi invece non è chiaro chi guiderà la coalizione. Tanto più che la legge elettorale premia la lista: impossibile un semplice cartello, l’alleanza dovrà essere chiaramente riconoscibile dagli elettori».
Il centrodestra come può trovare il leader? Se ne può favorire in qualche modo la ricerca o la selezione?
«Non esistono formule scientifiche. Il leader emerge. Anche nella storia recente i leader si sono affermati nei modi più diversi. Serve qualcuno con le caratteristiche giuste: attrattivo verso i partiti e verso gli elettori. Tenendo presente che non si tratta di una figura dai tratti molto chiari. In questo momento contro la politica prevalgono i sentimenti di rabbia e delusione. È difficile trovare una leadership capace di emergere senza una dose di antipolitica, anche se strumentale».
L’ha ribloggato su comunicatorepoliticoe ha commentato:
Concordo col pensiero del Prof.Cacciotto. Il centrodestra continua a sfaldarsi come carta immersa in acqua. Sorgono volontà di leadership da più parti ma nessuna dominante o unificatrice al momento. Stessa situazione che viveva il centrosinistra prima di Renzi: divisione. Renzi ha unito, si è preso il partito che sembrava inespugnabile, fermo sulle posizioni di suoi vecchi padri fondatori.