Caro Prodi parla più chiaro

Pubblico alcune parti della rubrica l’Antitaliano di Giorgio Bocca sull’Espresso. Questa settimana Bocca si occupa, infatti, di un tema a me molto caro, il linguaggio della politica e sostiene che “Il premier e i suoi ministri debbono usare un linguaggio comprensibile se vogliono che gli italiani apprezzino le loro riforme”.

Romano Prodi in una intervista a ‘El Pais’ definisce così la nostra situazione politica: “Se non riescono a cacciarmi via, il paese capirà le mie ragioni, e non possono cacciarmi perché non saprebbero cosa fare”. E dice, insieme, una verità e una pia illusione: è vero che questa opposizione qualunquista è a volte indecente, alla Briatore per intenderci: non ha saputo e non saprebbe governare. Ma è anche vero che è assai difficile capire le buone ragioni dell’Unione e del suo governo finché perseverano in un linguaggio incomprensibile dal cittadino comune e quasi sempre anche dal cittadino acculturato.
Che sia incomprensibile il linguaggio dei manager e dei pubblicitari che il governo dell’Unione spesso fa suo lo si capisce anche se non lo si accetta. I pubblicitari devono ogni giorno dire e disdire, convincere la platea degli ignoranti che quel che ieri faceva male alla salute del corpo e dell’anima oggi fa non solo bene, ma è miracoloso. E per farlo impunemente ricorrono all’ermetismo e all’inganno subliminale, nessun messaggio è esplicito, tutti impaccati nel sesso e nel diverso: pare che per invogliare un cliente a comperare un’automobile occorra arrivare ai suoi desideri proibiti e repressi, alle sue pulsioni di violenza e di morte. Prima in modo confuso e psicoanalitico si stimolano i desideri e la violenza e alla fine, senza neppure spiegare il perché e i per come commerciali, appare l’auto da comperare.

(…) Non chiediamo tanto. Ci basterebbe che la pubblica amministrazione, il governo, anche se tirano l’acqua al loro mulino, usassero almeno un linguaggio comprensibile, si occupassero della chiarezza. Ma anche uno come me, che vive di scrittura e di comunicazione, ignora gran parte di questa famosa legge finanziaria del governo Prodi. E ha rinunciato a interessarsene perché incomprensibile, ostica e noiosa.
E il fatto che bisogna ridiscuterla, correggerla, capovolgerla, non è soltanto come si dice una prova di democrazia, di ricerca del consenso, è anche il vizio antico del nostro ceto politico di tirar giù le riforme, le leggi senza una adeguata conoscenza della società e dei suoi nodi, senza neppur sapere chi è veramente ricco o veramente povero. Per cui si arriva al ridicolo che tutti o quasi negano l’evidenza e i gioiellieri, gli imprenditori o i palazzinari possono giurare di guadagnare di meno di un operaio.
(…) Se vuoi caro Prodi che gli italiani apprezzino le tue riforme, dì ai tuoi ministri e a te stesso di usare un linguaggio comprensibile e di non scambiare i veri ricchi con i veri poveri.

Una risposta a "Caro Prodi parla più chiaro"

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  1. i rappresentanti dell’unione avrebbero dovuto in questi ultimi giorni ripetere incessantemente che le misure di questa finanziaria sono transitorie, che loro non hannno mentito affatto agli italiani poichè le promesse si mantengono nell’arco di una legislatura e non di un solo anno di governo. anzichè fare questo in modo costante, programmatico, persuasivo, si sono fatti inchiodare al muro su tanti aspetti controversi della finanziaria. e secondo me la situazione ora si fa ancora più dura. vedremo i sondaggi.

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