Tutti i leader moderni si trovano a dover affrontare una crescente dicotomia tra popolarità e consenso. La prima è necessaria per essere eletti: si tratta del “successo che un leader ottiene presso il grande pubblico tramite le campagne di immagine, con cui esalta il fascino della sua proposta e le strategie comunicative con cui valorizza i vantaggi delle sue scelte politiche”; il consenso indica invece “la capacità di ottenere supporti attivi in vari ambienti al fine di garantirsi l’approvazione delle politiche economiche e sociali su cui punta e comporre gli interessi intorno alle issue importanti della sua agenda” . Per governare occorrono entrambi, ma mentre le policies si pongono su un terreno di compromesso, i media (e in particolar modo la televisione) tendono ad accentuare gli aspetti più controversi delle decisioni politiche, perché più presentabili in forma di scontro spettacolare.
L’inizio del governo Prodi ha confermato tale dicotomia: tuttavia quasi tutti i commentatori si sono soffermati sulla popolarità. Anche oggi sul Corriere l’Osservatorio di Mannheimer certifica che il calo di consensi del governo Prodi non si è ancora fermato: siamo ora ad un indice di approvazione del 31% (era il 44% lo scorso luglio). In particolare perde consenso tra gli elettori del centrosinistra e gli indecisi. Inoltre tra chi possiede titoli di studio più elevati, chi è impegnato in una attività lavorativa, chi ha dai 35 ai 55 anni, vale a dire i segmenti centrali nella vita socioeconomica del Paese.
Tuttavia Prodi sta facendo una scommessa difficile: far ripartire l’economia l’italiana liberalizzando e, allo stesso tempo, con un intervento di redistribuzione del carico fiscale. Le riforme difficili (e impopolari) vanno fatte all’inizio di legislatura. Per vincere nuovamente il centrosinistra deve creare una coalizione sociale ben più ampia dell’ultima volta dove ha contato in maniera decisiva l’offerta elettorale con liste che già ora non si riconoscono più nello schieramento progressista.
E’ sul fronte del consenso che Prodi sta riuscendo meglio: ha tenuto bene la maggioranza seppur risicata e sta facendo approvare provvedimenti che di volta in volta soddisfano l’ala sinistra o più moderata (guadagnando crediti con entrambe).
I forti rapporti con il mondo bancario, telecom, trenitalia, alitalia, stanno permettendo a Prodi di creare un asse nel Paese molto forte. Se poi il nuovo pacchetto Bersani riuscisse veramente a far risparmiare duemila euro a famiglia come indica uno studio condotto per Panorama (e in copertina questa settimana su un settimanale di solito poco tenero nei confronti del centrosinistra) allora anche la popolarità e le intenzioni di voto potrebbero ricominciare a salire.
Un’analisi lucida e convincente. L’ho linkata.
mah..lasciami dire che ho molte perplessità
finora si son visti solo oneri
comunque vorrei tornare sul tuo penultimo post
dalla campagna elettorale sono abbonato alla newsletter di john kerry
ti dirò che anhe dopo la sconfitta il kerry tem ha continuato e continua a comunicare
non sono cose sempre interessanti,ma non hanno smobilitato, anzi
un buon esempio direi
ciao s
p.s.
duemila euro a famiglia?
se fa come ha fatto con i conti correnti, che ha levato le spese di chiusura ma ha obbligato tutti i professionisti ad aprire un contotematico…
e poi…sinceramente, un’altra porcheria di questa finanziaria (salvo revisioni last minute) prima si sbandiera il prelievo del 3% sulle pensioni d’oro (oltre i 5mila euro9 e poi si elimina in sordina….
avevano capito che molti di loro ci avrebbero rimesso di tasca propria?
E’ la teoria del papà che vende l’utilitaria della moglie per mantenere la sua ferrari,amico mio.
stefano, profondamente deluso