Esempio negativo di proliferazione negativa dei partiti il nostro Parlamento è diventato improvvisamente un esempio virtuoso. Un interessante articolo di Mariolina Sesto, tratto da http://www.ilsole24ore.com, che compara il nostro Paese con altre realtà europee…
Da maglia nera a virtuosi d’Europa. L’effetto antiframmentazione uscito dalle urne ha allineato l’Italia ai principali Paesi Ue in quanto a numero di gruppi parlamentari. Di più: dopo il 13-14 aprile il nostro paese, che con 13 gruppi alla Camera e 10 al Senato guidava la classifica dei parlamenti con più formazioni politiche rappresentate, diventa quello con il minor numero di raggruppamenti: 4 al Senato e 5 alla Camera, tolto il gruppo misto. Meglio della Francia che ne annovera 6 al Senato e 4 all’Assemblea nazionale, del Bundestag tedesco che ne registra 6. Per non parlare del Regno Unito che alla House of Commons ne comprende addirittura quattordici e della Spagna che ne conta 6 al Senato e 9 al Congresso dei deputati.
Il confronto internazionale è stato messo a punto dall’Ufficio studi del Senato prima della crisi di governo, quando tra i due poli si allacciava il confronto sulla riforma dei regolamenti che avrebbe dovuto garantire la corrispondenza dei gruppi alle liste elettorali e il freno alla proliferazione delle formazioni in Parlamento. Un esito a questo punto già centrato dal risultato elettorale.
Secondo l’analisi di Palazzo Madama l’Italia fa parte di quel drappello di Paesi europei dove i gruppi parlamentari sono oggetto di una regolamentazione molto soft, riferita solo alla loro consistenza minima: il sistema mira a evitare la presenza di gruppi piccoli ma non si preoccupa della corrispondenza tra i partiti della competizione elettorale e le rappresentanze parlamentari. Allo stesso principio si ispirano i regolamenti francesi e quelli polacchi: per costituire un gruppo è sufficiente un numero minimo di parlamentari e «l’affinità politica» dei suoi componenti. Ma sia in Francia che in Polonia la corrispondenza tra forze politiche elettorali e gruppi si realizza nei fatti anche a prescindere dalla regolamentazione: pur in presenza di norme che consentono con ampiezza la costituzione di gruppi, l’Assemblée francese di 577 membri ne possiede quattro così come il Sejm polacco di 460 membri. La nostra Camera si avvia a costituirne solo uno in più.
Nella maggior parte dei parlamenti europei è invece presente una disciplina dei gruppi che lega la loro costituzione ai partiti politici e agli schieramenti elettorali che hanno dato vita alle Camere. È questo il caso del Senato belga in cui gli eletti possono organizzarsi in gruppi solo secondo le liste nelle quali sono stati eletti. In questo Paese non esiste un gruppo misto: i senatori possono non aderire ad alcun gruppo o lasciare quello a cui appartengono ma non hanno la possibilità di aderire a un altro gruppo. Anche in Austria la formazione di un gruppo è legata intrinsecamente al partito politico rispettivo. E chi intende formare un nuovo gruppo può farlo solo a patto di ricevere il consenso del Consiglio nazionale. Risultato: i gruppi sono cinque ed erano addirittura tre fino al 1983. Quanto al Bundestag tedesco, il regolamento prevede che ogni gruppo superi la soglia del 5% dei componenti: il tetto minimo dei componenti è dunque molto più alto che in Italia e raggiunge oggi i 31 seggi (il numero dei parlamentari è variabile, attualmente i seggi sono 613). Anche in Germania nella prassi parlamentare l’appartenenza a un partito comporta di norma l’appartenenza al gruppo politico corrispondente. Anche se non esiste alcuna disposizione giuridicamente vincolante che lo preveda. Fa caso a sé, infine, il Regno Unito: nel Paese in cui i gruppi parlamentari hanno preceduto la nascita dei moderni partiti, non esiste alcuna regolamentazione. Non è previsto neppure un numero minimo di componenti anche se normalmente si parla di “gruppo-partito” al di sopra dei due membri. E forse non sarà un caso che alla House of Commons si raggiunga il numero massimo di gruppi: quattordici. Più che a Montecitorio nella scorsa legislatura. Davvero un record.
4 Maggio 2008
Rispondi