Il censis e le città d’Italia

Il Censis e le città d’ Italia I «leoni» Bergamo e Brescia

ROMA – Negli ultimi vent’ anni il volto delle città italiane è molto cambiato. Le città più forti, o meglio «leone», e soprattutto le «pantere» emergenti del Centro-Nord stanno divorando le città «zebre», le città marginali, localizzate tutte al Sud. Il Censis non teme di utilizzare un linguaggio proprio della lotta nella «giungla» nell’ analisi del sistema urbano italiano, com’ è oggi fotografato alla fine del 2009, e le sue trasformazioni a partire dall’ inizio dell’ ultimo decennio del secolo scorso.
Il fatto è che si sono estremizzate le differenze in termini di competitività, di qualità dei servizi e della vita. E così si sono modificati i pesi specifici sul territorio dei vari conglomerati e delle grandi e piccole città, sotto la spinta, da una parte, della globalizzazione, ma anche della vitalità di adattamento di alcune province (e relativi capoluoghi). La ricerca si intitola «Metropoli per la ripresa» e se si fa mente locale a questo, veramente impressiona il fatto che «leoni» e «pantere» sono tutti concentrati al Centro-Nord. La «pantera» più a Sud è Ancona. Mentre l’ asse tra le due «pantere» Pisa e Rimini sembra costituire una sorta di «porta» d’ ingresso verso il progresso e l’ innovazione urbana. Tutto il resto è savana. Il Censis classifica 11 città come «leoni», caratterizzate da elevati valori immobiliari (prezzi di vendita, canoni di locazione), massima densità abitativa, maggiore presenza di fasce di popolazione ad alto reddito (ma anche forte presenza di immigrati), elevata incidenza dei servizi. Sul piano della vivibilità, forte rilevanza del trasporto collettivo, ma anche bassa dotazione di verde urbano e risultati non brillanti sul fronte rifiuti. In questa classe si collocano, ad eccezione di Genova, le grandi città del Centro-Nord (Torino, Milano, Verona, Venezia, Bologna, Firenze e Roma) insieme ad alcuni dei poli urbani intermedi (come Brescia e Bergamo) in rete con le metropoli. E il rapporto Censis-Rur parla a questo proposito di «città contenitore», non più costituite da metropoli e hinterland, ma da una pluralità di «capisaldi». La vera novità sono però «le pantere»: ben 22 «centri urbani competitivi» con ricchezza diffusa (alta densità di sportelli bancari, pil pro capite elevato), forte presenza di immigrati, solidità produttiva, ricerca della sostenibilità e della qualità della vita (elevata percentuale di raccolta differenziata). In questo gruppo sono comprese molte delle cosiddette capitali minori del Centro-Nord, da Parma a Trento, Pisa e Siena, e ben otto su 12 capoluoghi lombardi: Varese, Como, Lecco, Pavia, Lodi, Cremona, Mantova, Sondrio. Otto gli «elefanti»: città-pachiderma «in transizione lenta» con dinamiche demografiche critiche (alto tasso di invecchiamento e di mortalità), forte incidenza della popolazione immigrata, debolezza economica (elevata percentuale di contribuenti di fascia bassa), di cui le tre liguri (Savona, Genova e La Spezia). Comunque in crescita altre 23 città, sia pure in modo meno aggressivo, «le gazzelle», dislocate tra il Piemonte (Vercelli, Asti, Alessandria), l’ Emilia-Romagna (Reggio, Forlì e Ravenna) e ben cinque in Toscana (Massa, Lucca, Pistoia, Arezzo, Grosseto). Al palo restano le «giraffe» (tra cui Napoli, Bari e Palermo) caratterizzate da scarsa dinamicità, e le «zebre», città «marginali», economicamente deboli come L’ Aquila e Reggio Calabria e ben sei capoluoghi siciliani.
Tratto da http://www.corriere.it (17 dicembre 2009)

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: